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Lo stretching è  un termine che deriva dall’Inglese to stretch ( allungare, stirare ) una forma di esercizio fisico in cui uno specifico muscolo o tendine (o gruppo muscolare) viene flesso o allungato deliberatamente al fine di migliorare l’elasticità percepita del muscolo e ottenere un tono muscolare confortevole. Lo stretching più conosciuto deriva dallo statunitense Anderson, ma le sue origine ancora più antiche in pratiche di meditazione come nei monasteri Tibetani, Indiani con la pratica antica  Cikitsa, una sorta di stretching che si basa sulla stimolazione del Chakra ( punti energetici della colonna vertebrale ).                                                                                                                                                                                                     Il risultato nel praticare stretching  è una sensazione di maggiore controllo muscolare, flessibilità e libertà di movimento. Usato terapeuticamente per alleviare i crampi e per migliorare la funzione nelle attività quotidiane aumentando la gamma di movimento trova applicazione in riabilitazione che  nel miglioramento delle capacità muscolari.

Nella sua forma più elementare, lo stretching è un’attività naturale e istintiva; viene eseguito dall’uomo e da molti altri animali.  Lo stretching spesso si esegue come routine dopo il risveglio dal sonno, dopo lunghi periodi di allenamento come post allenamento o prima delle ore di riposo come coadiuvante del sonno.

Aumentare la flessibilità attraverso lo stretching è uno dei principi di base della forma fisica. Infatti la formula fisica per il calcolo della potenza è P= E ( elasticità ) X A ( accelerazione )  È comune per gli atleti fare stretching prima (per il riscaldamento) e dopo l’esercizio nel tentativo di ridurre il rischio di lesioni e aumentare le prestazioni.

Nello stretching i muscoli compiono la loro azione principalmente in due modi opposti, allungandosi ed accorciandosi. In relazione alla loro fisiologia quasi tutti i muscoli hanno i loro antagonisti complementari:

. estensori e flessori,

. adduttori e abduttori, 

. intraruotatori ed extraruotatori. 

Quando ad esempio un flessore il bicipite femorale si contrae, il corrispondente antagonista il quadricipite femorale si distende e viceversa. Alla contrazione di un muscolo agonista, per effetto  della legge di Sherringtond o dell’innervazione reciproca , corrisponderà un rilasciamento del suo antagonista e viceversa.

Lo stretching può essere pericoloso se eseguito in modo errato. Esistono molte tecniche per lo stretching in generale, ma a seconda del gruppo muscolare che viene allungato, alcune tecniche possono essere inefficaci o dannose, fino al punto da causare ipermobilità, instabilità o danni permanenti ai tendini, ai legamenti e alle fibre muscolari.  La natura fisiologica dello stretching e le teorie sull’effetto delle varie tecniche sono quindi oggetto di pesanti indagini.

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pro e contro sugli effetti dello stretching a bassa e alta intensitintensità 

Studi hanno messo a confronto gli effetti tra un periodo di stretching ad alta intensità e di durata moderata , in relazione  ad  un periodo di stretching a bassa intensità e di lunga durata. 

17 volontari hanno eseguito 2 protocolli di stretching flessore del ginocchio: un allungamento ad alta intensità (cioè il 100% della coppia passiva massima tollerabile) con una durata moderata (243,5 ± 69,5-s); e un allungamento a bassa intensità (50% della coppia passiva tollerabile) di lunga durata (900-s). La coppia passiva a un dato angolo sub-massimale, la coppia passiva di picco, la gamma massima di movimento (ROM) e l’attività muscolare sono state valutate prima e dopo ogni protocollo di stretching (a intervalli di 1, 30 e 60 min).                                                                                                        Ia ROM massimo e la coppia passiva tollerabile sono aumentati per tutti i punti temporali dopo lo stretching ad alta intensità (p <0,05), ma non dopo il protocollo a bassa intensità (p>0,05). 1 minuto dopo lo stretching, la coppia passiva è diminuita in entrambi i protocolli, ma in misura maggiore nel protocollo a bassa intensità. 30 minuti dopo il test, la coppia è tornata alla linea di base per il protocollo a bassa intensità ed era aumentata al di sopra della linea di base per gli allungamenti ad alta intensità. Si può concludere quanto segue: 1) Lo stretching ad alta intensità aumenta il ROM massimo e il picco di coppia passiva rispetto allo stretching a bassa intensità; 2) lo stretching a bassa intensità e di lunga durata è il modo migliore per ridurre in modo acuto la coppia passiva; e 3) lo stretching ad alta intensità e di durata moderata aumenta la coppia passiva sopra la linea di base 30 minuti dopo lo stretching

ALLENARSI GIORNO PER GIORNO RESTANDO CONCENTRATI SULLE PROPRIE MOTIVAZIONI FARÀ LA DIFFERENZA.

Il fallimento non avrà mai il sopravvento su di me se la mia determinazione ad avere successo è abbastanza forte.
(Og Mandino)

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DANIELE LACCHINI

Preparatore atletico e Personal Trainer

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